La mia corsa “imperfetta” e la mia grande passione per allenare.
- Alberto Giardina
- 18 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Ciao a tutti i miei runner!
Oggi voglio aprirmi con voi su un aspetto molto personale del mio percorso nella corsa, un aspetto che a volte mi ha fatto sentire un po' "diverso", ma che alla fine è diventato parte integrante di ciò che sono come atleta e come coach.
Come alcuni di voi sanno, o forse lo avrete notato durante le nostre corse, non ho una falcata che definirei "da manuale". Convivo con il valgismo, una condizione che influenza il modo in cui i miei piedi appoggiano a terra e, di conseguenza, il mio intero movimento durante la corsa.
Ammetto che, soprattutto all'inizio della mia avventura nel running e ora anche nel mio ruolo di allenatore, questa cosa mi ha creato delle insicurezze. Vedendomi correre, a volte ho avuto il timore di non essere percepito come un "vero" runner, o peggio, come un coach di "serie B". Soprattutto durante le gare, il pensiero di essere giudicato per la mia corsa meno fluida mi ha spesso messo un po' di ansia.
Ma con il tempo, e grazie anche al supporto dei miei atleti e alla mia passione per questo sport, ho imparato alcune lezioni importanti:
La performance va oltre l'estetica: Ho dimostrato a me stesso, e spero anche a voi, che si possono ottenere risultati significativi anche con una biomeccanica non perfetta. I miei record personali ne sono la prova. A quasi 40 anni, dopo 2 lunghi infortuni che mi hanno impedito di allenarmi con costanza, riesco ancora a rientrare in quella fascia di atleti “veloci”, performanti, con margini di crescita. L'efficacia di un runner si misura in cronometro, impegno e costanza, non solo nella fluidità del gesto.
L'esperienza diretta come insegnamento: Proprio perché conosco le limitazioni e le sfide legate al correre con il valgismo, credo di poter offrire un supporto ancora più mirato a chi magari affronta problematiche simili o di altro tipo. Ho imparato a conoscere il mio corpo, a trovare strategie compensative e ad adattare l'allenamento in base alle mie esigenze. Questa esperienza "sul campo" è un bagaglio prezioso che metto a disposizione dei miei atleti.
Il focus sui vostri risultati è la mia priorità: La mia soddisfazione più grande come coach è vedere voi raggiungere i vostri obiettivi, superare i vostri limiti e appassionarvi sempre di più alla corsa. La mia "corsa imperfetta" non sminuisce in alcun modo la mia dedizione e la mia competenza nel guidarvi verso il successo.
Autenticità e vulnerabilità creano connessione: Ho capito che mostrare le mie "fragilità" non mi rende meno autorevole, anzi, può creare un legame più forte e autentico con voi. Sapere che anche il vostro coach affronta delle sfide può essere incoraggiante e spingervi a condividere le vostre difficoltà senza timore.
La mia corsa potrà non essere la più elegante, ma è la MIA corsa. È parte del mio percorso, delle mie sfide e dei miei successi. E la mia passione per il running e per l'allenamento è ciò che mi spinge ogni giorno a dare il meglio per voi.
Quindi, la prossima volta che mi vedrete correre, magari con qualche "irregolarità", ricordatevi che dietro a quella falcata c'è un atleta che ha superato i propri limiti e un coach che mette tutto il suo cuore e la sua esperienza per aiutarvi a raggiungere i vostri sogni nella corsa.
E voi? Avete mai avuto insicurezze legate al vostro modo di correre? Condividete la vostra esperienza nei commenti!
A presto e buone corse!
Alberto Giardina




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